Ho provato a vederti, ti ho cercato, ma tutto quello che ho ottenuto sono state solo lacrime amare...I capitolo
RICORDI
Era sera. Camminavo per le vie della mia città. Ero sola. Pensavo a lui. Ai giorni passati insieme, a quanto l'ho amato. E mi sono chiesta se ancora lo amavo. Lui era l'unica cosa che mi rimaneva al mondo. I miei genitori erano morti in un incidente stradale e non avevo fratelli. Avevo solo lui. E forse era per questo che lo amavo. Lui, così bello e solare, io, piccola e sempre scura in volto. Mi chiamavano "STREGA" a causa dei miei lunghi capelli neri e del mio abbigliamento così gothic-dark. Ma che ne sapevano loro? Che ne sapevano di come ero fatta io? Ero scontrosa e scorbutica d'accordo, ma ero fatta così e odiavo quelle papere che vestivano tutte in rosa con borsettine, magliettine, scarpettine, molletine. Tutti quegli -ine mi facevano venire il disgusto. A me piaceva il nero, il colore della notte. Vestivo spesso maglie lunghe che mi arrivavano poco più su del ginocchio, non troppo larghe, ma nemmeno troppo attillate, rigorosamente nere o blu scuro, e sotto mettevo pantacollant, o pantaloni attillati. Ai piedi indossavo scarponcini neri o scarpe da tennis e la mia unica borsa era il mio zaino di scuola. I miei capelli erano sempre sciolti e i miei occhi scuri come la pece sempre ricoperti da una quantità di matita necessaria per farmi sembrare ancora più dark. Mi piaceva il mio stile, ma evidentemente ero l'unica. Almeno nella mia scuola. Lui era l'unico che mi si era avvicinato, che aveva chiesto il mio nome, che aveva messo da parte ogni pregiudizio. Ricordo ancora quel momento. Ero seduta sola al mio banco, con la testa china a disegnare sul quaderno di matematica. Lui si era avvicinato.
-Ciao!- mi aveva detto sfoggiando un vistoso sorriso. -Io sono James, ma puoi chiamarmi Jim! Tu come ti chiami?-
Mi aveva fatto spaventare. Non sorrisi.
-Viylbe- risposi scocciata. Non mi piaceva essere disturbata mentre disegnavo e mi piaceva ancor meno dire il mio stupido nome, che nessuno capiva mai. Maledii come spesso facevo la mia inutile esistenza. Ricordo la sua faccia dopo che gliel'avevo detto. Alzai gli occhi al cielo. Ero convinta che avrebbe detto qualcosa come "Che strano nome" e se ne sarebbe andato.
-Oh che nome particolare. è davvero molto originale. Viylbe- ripetè -Viylbe- sorrise -Sì, mi piace molto!-
Ricordo che lo guardai allibita. Poi lo vidi mentre sbirciava il mio disegno che coprii con le mani.
-Posso vederlo?-
-No lascia stare è orribile- Riuscì a prenderlo.
-Guarda che è stupendo! Sei davvero bravissima!- Glielo strappai di mano innervosita. E lui mi chiese scusa.
"Mi chiedo ora dove sia finito." pensai. "Non lo vedo da parecchio, ma mi manca. So che probabilmente sono sciocca, ma quello che provo per lui non l'ho mai provato per nessuno." Improvvisamente sentii le forze svanire, mi si oscurò la vista e caddi a terra senza sensi.